UN PIANO STRAORDINARIO PER AFFRONTARE IL DISAGIO GIOVANILE

Lo chiede il Garante dei diritti, Andrea Nobili, anche alla luce degli ultimi episodi di cronaca, e chiama in causa direttamente la Regione affinché attivi nuove politiche e strategie di settore. Richiesta di un incontro rivolta al Questore di Ancona per esaminare la situazione con particolare riferimento alla prevenzione

Qualche tempo fa l’ha definita una vera e propria “emergenza sociale”, tanto da predisporre una sorta di mappatura del territorio regionale per affrontare il problema con dati concreti alla mano. Ma oggi il Garante dei diritti, Andrea Nobili, va anche oltre. “Gli ultimi fatti di cronaca che interessano il Paese nella sua globalità e quanto avvenuto ad Ancona negli ultimi giorni – sottolinea – ci impongono una presa di posizione immediata sul versante del disagio giovanile. L’abuso di alcool e stupefacenti, le violenze tra minorenni e tanti altri episodi di cui viene a costellarsi il nostro quotidiano forniscono un quadro della situazione che supera il semplice allarmismo”. Partendo da questo assunto Nobili ha chiesto un confronto diretto con il Questore Claudio Cracovia, che già nel corso della presentazione ufficiale del “Codice etico” per i locali d’intrattenimento si era soffermato su queste tematiche evidenziando che è “indispensabile attivare buone pratiche di prevenzione, ancor prima di pensare alle politiche di repressione”.

Rilevando la necessità di una maggiore attenzione, come affermato in Commissione sanità per l’audizione sul Piano sanitario, Nobili evidenzia che va attivato in tempi stretti l’ “Osservatorio sul disagio giovanile e adolescenziale” e chiama in causa direttamente la Regione.

“In questa fase – spiega – non sono accettabili ulteriori tentennamenti o rinvii che potrebbero essere interpretati come un’oggettiva sottovalutazione del problema. E’ proprio la Regione che deve mettere in campo, attivando tutte le sinergie possibili, un piano straordinario di programmazione, che abbia dalla sua parte nuove politiche e strategie diversificate. In questo caso la scuola può essere un punto di riferimento qualificato ed ineludibile, ma non possiamo pensare di demandarle completamente la

ricerca di soluzioni che, vista l’emergenza, vanno sicuramente al di là dei suoi compiti primari”.

A.Is.