SUICIDIO NEL CARCERE DI MARINO DEL TRONTO IL GARANTE REGIONALE: “SITUAZIONE INSOSTENIBILE, TROPPE CRITICITA’ A LIVELLO LOCALE E NAZIONALE”

Giulianelli fa il punto della situazione chiedendo che si intervenga adeguatamente anche sul versante della sanità, con particolare riferimento alle patologie di tipo psichiatrico che stanno determinando notevoli problemi in tutti gli istituti penitenziari

Un nuovo caso di suicidio presso il carcere di Marino del Tronto ad Ascoli Piceno. Il Garante regionale dei diritti, Giancarlo Giulianelli, ritiene che la situazione sia ormai diventata insostenibile. “Si tratta – specifica – del terzo nell’arco degli ultimi sei mesi. Un numero che va ad incrementare il già lungo elenco riferito ai suicidi negli istituti penitenziari italiani. Da considerare che il ragazzo deceduto a Marino era stato da poco dimesso dal reparto di psichiatria di San Benedetto del Tronto per un suo precedente tentativo di togliersi la vita. Non possiamo che esprimere tutta la nostra vicinanza alla famiglia”.
Ma Giulianelli va anche oltre, evidenziando alcune criticità che investono sia la sfera locale che quella nazionale.
“La casa circondariale di Ascoli Piceno – specifica – ha numerosi problemi di carattere amministrativo e di direzione. Attualmente, infatti, non c’è un direttore ufficiale, ma un sostituto che ha già la guida dell’istituto di Fermo. In linea generale, quanto sta accadendo dimostra ormai ogni giorno l’inadeguatezza delle nostre strutture carcerarie, soprattutto sul versante dell’impatto determinato dalle patologie psichiatriche”.
Proprio in questa direzione, secondo Giulianelli occorre “mettere mano alle competenze sanitarie penitenziarie, pianificando una riforma che assicuri, nel pieno rispetto di principi fondamentali, livelli essenziali di assistenza. Non dimentichiamo che con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, una grande mole di detenuti con queste problematiche si è riversata negli istituti, anche per l’attuale incapienza delle Rems”.
Concludendo, lo stesso Giulianelli si chiede quante morti dovranno ancora esserci prima che si ponga mano seriamente a questa situazione “che è una spina nel fianco per l’amministrazione penitenziaria e per la tutela dei diritti dei detenuti”.

A.Is.