ISTITUTI PENITENZIARI, NUOVO APPELLO DEI GARANTI: “RISPOSTE IMMEDIATE E CONCRETE”

In primo piano il sovraffollamento, la carenza di personale, l’assistenza sanitaria. Il documento si sofferma, poi, sul capitolo dei suicidi in carcere, specificando che ormai si è arrivati ad “uno ogni tre giorni”

Sovraffollamento, carenza di personale, assistenza sanitaria, suicidi. Quattro tematiche al centro del nuovo appello lanciato dalla Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà. Documento pienamente condiviso dal Garante regionale delle Marche, che ne illustra gli aspetti principali.
Richiamando ancora una volta l’invito rivolto tre mesi fa dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a tutta la classe politica, si fa presente che è ormai indispensabile l’individuazione da parte del legislatore di “misure, anche temporanee, volte ad alleggerire la tensione sulla popolazione carceraria”, partendo dalla discussione e dall’approvazione di quelle in grado di produrre una deflazione del sovraffollamento. Accanto a questo si ritiene che vada attuato “un modello di esecuzione penale, che si allontani il più possibile dalla visione carcerocentrica del sistema punitivo”, anche attraverso una maggiore fruibilità di misure alternative alla detenzione.
Secondo i Garanti, poi, è fondamentale che il carcere cessi di essere un luogo di “desertificazione affettiva”e occorre dare immediatamente seguito alla decisione della Corte costituzionale con cui è stata dichiarata l’illegittimità della norma che vieta lo svolgimento di incontri affettivi intimi e riservati.
In primo piano anche le problematiche legate al disagio psichico, alle dipendenze, all’accesso nelle comunità terapeutiche, alle Rems e il capitolo dei suicidi in carcere, “uno ogni tre giorni”.
A preoccupare i Garanti, infine, “il lento scivolamento della politica penitenziaria da politica sociale a politica prettamente securitaria”. Con un quesito specifico contenuto nell’appello, che riguarda il Disegno di legge, ora in Commissione giustizia, sul tema della “Sicurezza pubblica, tutela del personale in servizio nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”, con la prevista introduzione di una fattispecie di reato ad hoc, volta a sanzionare le rivolte dei detenuti, anche quelle messe in atto in forme passiva.
Gli stessi Garanti si chiedono cosa accadrebbe se venisse approvato ed evidenziato che “criminalizzare forme di resistenza dei detenuti (anche solo tre di loro), come il rifiuto del cibo o il mancato rientro dall’ora d’aria, è per certi versi paradossale, sinonimo di una visione ‘sorvegliare e punire’ e fortemente contrastante con i principi costituzionali europei e internazionali in tema di ordinamento penitenziario”.
Un ultima considerazione: “Crediamo convintamente che uno Stato che ricorre con troppa disinvoltura alla sanzione penale e alla repressione, non sia uno Stato forte ma uno Stato debole”. Di uno Stato – aggiungono – in grado di far sì che il tempo della detenzione abbia senso e sia funzionale al reinserimento sociale delle persone, come vuole la nostra Carta costituzionale. A tutela, sempre, della dignità umana”.

A.Is

APPELLO CONFERENZA DEI GARANTI

Appello Conferenza dei Garanti